giovedì 25 aprile 2024

Le Luminarie del Sud si candidano a Patrimonio Unesco - Aprile 2024

Le Luminarie come Patrimonio Culturale Immateriale dell'Unesco.
Di seguito alcuni link relativi alla candidatura UNESCO.
https://www.elle.com/it/lifestyle/viaggi/a60507493/luminarie-sud-patrimonio-unesco/
https://www.grammichele.eu/20657/le-luminarie-del-sud-si-candidano-a-patrimonio-immateriale-unesco/
https://www.barbarhouse.com/it/notizie/luminarie-patrimonio-dellumanita-verso-il-riconoscimento-unesco


sabato 9 marzo 2024

Gravina nel 1962

Una bella descrizione ritrovata in una guida turistica del 1962 che parla della città di Gravina in Puglia nella terra di Puglia. La terra dei muretti a secco.

10000 anni di storia: Gravina in Puglia

Pubblicato da: Il Brigante NEWS

Riporto l'intero articolo
riguardante Gravina in Puglia.



martedì 4 agosto 2015


Gravina In Puglia 10000 anni di storia, la città più antica della storia




l'antica Sidion Conosciuta come "Città del grano e vino",  Gravina è una delle città più antiche al mondo ad essere abitata, con insediamenti risalente a più di  10.000 anni fa. Nelle grotte dell'habitat rupestre e nella necropoli superiore sul costone del torrente Gravina, l'antico "caprio", sono stati ritrovati oggetti che testimoniano la presenza di insediamento umano dal Paleolitico; nel Neolitico gli insediamenti diventarono più stabili, come testimoniano tracce evidenti di villaggi ed alcuni villaggi sono giunti fino a noi, diventando i quartieri più antichi della città Piaggio e Fondovico . Molte delle case  sono state vissute senza interruzione dall'età del bronzo, fino allo sfollamento forzato a causa dell'emigrazione. Nel museo Nazionale "Pomarici Santomasi" e in quello della diocesi di Gravina, sono conservati reperti provenienti dalle necropoli della zona sul costone della gravina e della collina di Botromagno. aspettiamo che l'unesco finalmente convalidi la richiesta di iscrizione  nella lista dei Patrimoni dell'Umanità .
Insomma Gravina è fra le città piu antiche della storia, ma Matera è più famosa e Altamura è più intraprendente, forse per questo che stiamo ancora aspettando il veto dell'UNESCO
Rocco Michele Renna

la Via Appia

Gravina
Comune Duosiciliano della colonia italiana,  noto anche come Gravina In Puglia è un comune Duosiciliano di più di 45.000 abitanti della città metropolitana di Bari, in Puglia. Ospita la sede del Parco Nazionale dell'Alta Murgia.

Territorio

Il comune di Gravina è situato nei contrafforti, tra il pre-appennino lucano e l'altopiano delle Murge. A sud confina con la Basilicata. Ha un'estensione territoriale di 384,74 km2, che ne fanno il 21° comune italiano per estensione territoriale.
Versante Bradanico - territorio gravinese.

Dal punto di vista orografico, è situata tra il pre-Appennino lucano e la Murgia nelle zone terminali, con altitudine media di 360 m. Parte della città si estende sulle sponde di un crepaccio profondo, molto simile ai canyon, scavato nella roccia calcarea da un fiumiciattolo, il torrente Gravina, affluente del Bradano, da cui prendono il nome le famose gravine della Murgia, in un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose cavità carsiche, come il profondo Pulicchio di Gravina.
Rocca Garagnone - Murgia.
pulicchio

La vegetazione comprende numerosissime specie (pseudo steppe mediterranea - sulla Murgia) a cui si contrappongono interminabili uliveti e vigneti, ma anche la coltivazione del grano duro è tra le peculiarità del territorio.

Il Bosco comunale Difesa Grande con i suoi 2.000 ettari è uno dei più importanti complessi boscati dell'intera Puglia. Situato a 6 km dal centro abitato di Gravina, nel medio bacino idrografico del fiume Bradano.
Clima

Il clima è tipicamente mediterraneo: gli inverni sono relativamente miti, con temperature che solitamente non scendono mai sotto gli zero gradi centigradi; le estati sono, invece, calde e secche.


Toponimo

Il toponimo "Gravina" proviene dalle gravine[5]: spaccature della crosta terrestre simili a canyon. Sul motto riportato sul gonfalone cittadino vi è scritto “Grana dat et vina" (trad. "offre grano e vino"), attribuito alla città da Federico II di Svevia, il quale amava questa città tanto da definirla "giardino di delizie". Egli, infatti, fece realizzare in loco un castello, del quale restano oggi soltanto i ruderi, che aveva la funzione di ospitare lui ed i suoi uomini, prima e dopo le battute di caccia svolte nel territorio murgiano.
     Storia di Gravina in Puglia.
« In Italia i sanniti, dopo aver espugnato Sora e Calazia, città alleate ai romani, ne vendettero schiavi gli abitanti; nel frattempo i consoli romani invasero con un numeroso esercito la Iapigia e si accamparono presso la città di Sìlbion. Poiché essa era presidiata dai sanniti, l'assediarono per molti giorni, e dopo averla espugnata con la forza, catturarono più di cinquemila prigionieri e presero anche un'ingente quantità di altro bottino. »

« Chi navighi da Brindisi lungo la costa adriatica incontra la città di Egnazia, tappa comune per i viaggiatori diretti, per mare o per terra, a Bari: la navigazione si effettua col vento di Noto. Fino a qui si estende lungo il mare il territorio dei Peuceti, nell'entroterra fino a Silvium. Esso è tutto aspro e montagnoso, poiché in gran parte occupato dagli Appennini, e si ritiene abbia accolto coloni arcadi »

Grazie alla posizione strategica dei vari abitati, Gravina può vantare una storia antichissima. Il suo territorio risulta essere stato abitato già dal Paleolitico antico, data l'alta presenza di acque nel torrente della Gravina, mentre i resti più consistenti risalgono al Neolitico, sin dal 5950 a.C.
Gli insediamenti più antichi sono stati individuati nelle contrade di Botromagno, S.Paolo, Vagnari, S.Stefano e S.Staso (paleocristiano). I toponimi Sidis (Σίδις), Sìlbion (Σιλβìον), Sidìon, Silvium, Petramagna o Botromagno (nome della collina dove si è sviluppato l'antico abitato) e i nomi degli antichi indigeni, quali Sidini, Silvini, attestano che la città subì la colonizzazione peuceta, prima, e greca, poi. In seguito, la conquista romana, come confermato anche dagli evidenti scavi archeologici, le necropoli e i relativi corredi funerari.
Il percorso della Via Appia che, da Benevento, si diramava nella cosiddetta "Appia antica", in basso, che conduceva a Brindisi passando da Taranto, ed "Appia Traiana", tracciato in alto

Prima influenzata dai Greci, poi occupata da Roma, fu facile preda dei visigoti di Alarico e dei vandali di Genserico nel V secolo a.C. Distrutto il centro abitato, uno sulla collina di Botromagno e l'altro sul ciglio del burrone, la popolazione si trasferì nel sottostante burrone, dove alle grotte preesistenti aggiunsero altre abitazioni.


All'epoca di Alessandro il Molosso, divenne polis con diritto di coniare monete (Sidinon) e dopo la terza guerra sannitica (305 a.C.) divenne municipium romano, toccato dal tracciato della via Appia.

Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, seguì le vicende dell'intera Italia, passata attraverso l'effimero dominio dell'erulo Odoacre, il regno goto e, infine, all'inizio del V secolo, la riconquista dell'Impero ad opera di Giustiniano. Durante lo stesso secolo fu inglobata nel dominio dei nuovi invasori Longobardi, sino all'avvento dei Normanni. Intorno al 1006 fu contea con Accardo, padre di Umfrido. Questi nel 1091 ricostituì la diocesi e consentì la costruzione della cattedrale presso il castello, sul ciglio della "Gravina" tra i rioni, Piaggio e Fondovito.

Le famiglie degli Aleramici e dei De Say la elevarono a Marchesato; Federico II di Svevia, con Gilberto d'Aigle, la mise a capo del Giustizierato di Terra di Bari, ponendola in primo piano tra le città di Puglia per le sue ricchezze e bellezze naturali. Infatti, la sua contea comprendeva gli attuali territori dei comuni di: Altamura, Ruvo, Bitetto e Grumo Appula.Dal 1267 al 1380 fu feudo degli Angioini ora d'Angiò, ora d'Ungheria. In questo stesso periodo, Gravina divenne città demaniale e feudale. Conobbe il Cristianesimo nel I secolo d.C. e fu evangelizzata da Basiliani, Benedettini, Francescani, Domenicani. Nel XIII secolo giunsero i monaci degli ordini cavallereschi: Templari e Cavalieri Gerosolomitani, che furono possessori di case e territori di grandi estensione. Nel XIV secolo divennero feudatari gli Orsini di Roma. Successivamente si avvicendarono i discendenti delle case Del Balzo e Anguillara, di Taranto e Solofra. Francesco Orsini, prefetto di Roma, elevò il feudo di Gravina in Puglia a ducato.


Gli Orsini furono signori dal 1380 al 1816. In questo lungo arco di tempo la città subì le prepotenze feudali, dell'alto clero e dell'oligarchia locale. La città è molto nota in quanto nel 1649 vi nacque Pietro Francesco Orsini. Durante il periodo borbonico Gravina ebbe molto risalto fino a considerarla la seconda città del regno dopo napoli, molto ammirata dalla famiglia reale borbonica che la scelsero per soggiornare durante il viaggio verso Bariper il matrimonio di Francesco I e soprattutto per le angherie che arrivavano aala corte di napoli perpretata da nobili senza scrupoli in nome di sua maestà. tanto che Ferdinando II ordinò che la richiesta fatta da suo nonno Carlo di Borbone venisse esaudita e cioè una grande nobile e ricca città come Gravina non poteva vivere di acqua piovana , obbligando quindi gli Orsini a provvedere.

La cavallerizza
 
 Gravina grazie alle sue cavallerizze ha dato alla corte Napoletana e a tutto l'Esercito Delle Due Sicilie i migliori cavalli che venivano allevati allora, il corsiero delle murge, un incrocio con il cavallo arabo che con conseguenti incroci ha dato origine al al Lipizzano e all'attuale Murgiano.
Regina Maria sofia di wittelsbach,

Come potete vedere in questa foto la Regina Maria sofia di wittelsbach, ultima regina delle due Sicilie, Moglie di Francesco II di Borbone,  il cavallo che sta montando era allevato proprio a Gravina, il cosiddetto corsiero delle murge che ha dato origine al murgiano di oggi

     La città fu in parte danneggiata dai bombardamenti degli aerei tedeschi durante il secondo conflitto mondiale. Ancora oggi nella città di Gravina prende luogo la Fiera San Giorgio, che si ripete ogni anno dal 1294, in coincidenza con il Giorno della liberazione (25 aprile)


https://it.wikipedia.org/wiki/Gravina_in_Puglia

La via Appia, l'antica regina viarum



L' Appia Antica candidata a bene Unesco

Non potevo rimanere indifferente alla candidatura della Via Appia Antica a Patrimonio Unesco. È notizia del Ministero della Cultura del 2022.
Allego link
https://www.unesco.it/it/News/Detail/1723
https://www.parcoarcheologicoappiaantica.it/news-eventi/via-appia-regina-viarum-la-strada-candidata-unesco/
https://www.beniculturali.it/appiaunesco











Roberto Giacobbo a Gravina in Puglia

Dalla puntata dell'11 giugno 2019 del programma televisivo "Freedom- Oltre il confine" su Rete 4 condotto da Roberto Giacobbo. Puntata dedicata a GRAVINA.


https://www.facebook.com/136245693057182/posts/2830311183650606/
https://www.facebook.com/gravsott/videos/1556937154441594/
https://www.facebook.com/gravsott/videos/384086975544358/

mercoledì 7 giugno 2023

Diario di viaggio - 3 pellegrini a Santiago de Compostela

27 maggio. Volo Ryanair da Bologna delle 21.30 circa ed arrivo a Porto in tardi serata, le 23.30. C'è fuso orario da considerare, il Portogallo è un'ora indietro rispetto all'Italia.

In tempo, quindi,  per prendere metropolitana direzione centro Trinidade. Non è subito comprensibile l'indicazione della linea metropolitana ma il treno è li', quindi, dopo qualche incertezza, ma confortati da alcuni viaggiatori che ci troviamo sul treno giusto, partiamo. A Trinidade centro abbiamo l'albergo, proprio a due passi dall'uscita metropolitana. Entriamo nel primo, ma non è il nostro. Ha lo stesso nome, il nostro subito dopo 50mt Hotel Trinidade. Ci sistemiamo in albergo e a letto. Domani si comincia.

28 maggio. Colazione abbondante e super in albergo e pronti per iniziare. Breve giretto per Porto in direzione della cattedrale del Se'. Da li' acquistiamo la mitica conchiglia e il passaporto e subito ci sentiamo pellegrini! La gioia  immensa di iniziare il cammino. 

Da Porto, dopo aver avuto qualche problema per raggiungere la stazione bus RedeEspressos, grazie alla gentilezza e disponibilita' propria dei portoghesi, raggiungiamo la stazione Campanha, giusto in tempo per prendere bus n.10 alle 11.00 per Esposende.

Da Esposende ha inizio il vero nostro cammino. Iniziamo a seguire la freccia gialla, direzione Santiago, che impareremo presto a riconoscerla come la nostra stella polare o stella cometa, un segnale costante lungo il cammino. A volte impressa nel proprio logo, altre volte tracciata a pennello a mano sui muri, sui marciapiedi, sui tralicci in cemento della luce, sull'asfalto, sui pluviali, sui pali di cartelli stradali, su ogni dove. Spesso è accompagnata da una freccia blu che indica la direzione opposta, forse per chi percorre il cammino andando verso Fatima, al contrario, appunto. Dopo aver cercato un percorso alternativo sulla costa, ritorniamo sul percorso iniziale su strada fra le abitazioni, ma cerchiamo di evitare la statale N13 sulla quale siamo finiti per un breve tratto. Camminiamo per ore incontrando pochi pellegrini, ci chiediamo il perché, chissà, non ci diamo una risposta. Il tempo e' buono, né troppo caldo, né freddo. Né troppo sole, né pioggia. Attraversiamo spazi aperti con piccoli raggruppamenti di case e case vacanza, piccole e modeste. Sembrano chiuse, alcune forse abitate e comunque quasi sempre arricchite da alberi di limoni o addirittura cedri. Attraversiamo tratti boscati ricchi di vegetazione, eucalipti, pini, acacie, ma anche piante spontane edere, felci, finocchio selvatico, ginepro, ... Poi incontriamo un gruppo di ragazze di Taiwan, 10 in tutto, allegre, ciarliere, leggere...si perché i loro bagagli li trasporta un bus!!!

È  bello parlare con le prime pellegrine incontrate sul cammino, ci sembrano esperte. Viaggiano da tempo, hanno il passaporto con molte timbrature, sono dirette a Viana do Castelo come noi. Insieme ci fermiamo presso un chioschetto, trovato lungo la strada in mezzo al bosco, senza venditore. Lasciando un'offerta libera, abbiamo preso banane, arance e mele. Ma c'e' ogni ben di Dio: acqua, bevande, birra, cioccolata, merendine, ... Un ristoro era necessario, è stato davvero salvifico!

Quindi proseguiamo, un po' con loro, ma ben presto le lasciamo alle spalle. Durante il percorso incrociamo molti edifici di culto, piccole o grandi chiese ed edicole votive sparse qua e la'. Viana do Castelo ci sembra ancora lontana, abbiamo percorso 35km circa dal mattino, e circa 28-30km da mezzogiorno da Esponsende, ma finalmente dopo il lungo ponte Heiffel, arriviamo in Piazza della Repubblica. A due passi il nostro Albergo Larangejira. Veloce sistemazione e subito dopo al "O Tabernao" per cenare, trovato a caso sulla mappa e scelto a sentimento. Il Bacalao è d'obbligo. Polvo, dal nome abbastanza comprensibile, e Presunto, che sarà mai quest'ultimo? Il prosciutto crudo portoghese!!! 3 grandi birre e finisce così la giornata.

29 maggio. Sveglia e colazione in albergo. Buona e abbondante. L'albergatore gentilissimo ci invita a preparare i panini e prendere la frutta al sacco, perché siamo pellegrini e durante il cammino tocca ristorarsi! Mentre recuperiamo un sacco merenda dimenticato al tavolo della colazione, incontriamo nello stesso albergo le ragazze taiwanesi, un caloroso saluto e via! Si riparte alla volta di Caminha. Ore 9.00.

Il cammino è iniziato con due anziani pellegrini che ci danno la precedenza,  una bella coppia che cammina tenendosi per mano... Il cammino è segnalato molto bene ma ci perdiamo all'uscita di Viana, strade urbane e traffico ci disorientano. E siamo sempre condannati alla statale N13 che dobbiamo evitare. Ritroviamo subito la strada giusta dopo aver attraversato un campo arato. Da lontano si vedono tanti pellegrini in cammino. Ci immettiamo su passerelle in legno che costeggiano il mare. Non ci si può sbagliare, tanti sono lungo la strada. Chiacchieriamo qua e la' con pellegrini di ogni dove, Canada, Germania, US, Italia, Bologna. È molto bello il paesaggio, scogli di granito, ciottoli, sabbia fine chiara, e si sente il profumo intenso del mare. Decidiamo di bagnarci i piedi nell'Oceano Atlantico, l'acqua è molto fredda e non ci si sta più di 1 minuto. Ma è di grande sollievo per i nostri piedi provati dalla fatica del camminare. Riprendiamo il cammino e ci fermiamo in una piccola area attrezzata per bagnanti estivi. Ci sono docce e sedute in legno. Mangiamo i nostri panini e frutta, chiacchieriamo con due simpatiche pellegrine, incontratesi lungo il cammino e subito diventate amiche di viaggio. Quindi ci separiamo, ognuno va, tanto poi ci si ritrova, forse... Attraversiamo un piccolo tratto boscato e poi ci perdiamo costeggiando un fiume che va a finire in mare, impossibile attraversarlo. Ma la strada è facile e la ritroviamo subito. Basta seguire le passerelle e costeggiare il mare che anche se non si vede, si sente. Tanta la vegetazione di siepi di acacie che deborda sulle passerelle, tratti addirittura insabbiati, ma a poca distanza si vede una citta', può essere Caminha. Ma la nostra speranza si infrange perché è una località dal nome figurato Vila Praia de Ancora...ancora 8km a Caminha! Ci sembrano tanti ma la voglia di arrivare ci da la forza di continuare. Arriviamo intorno alle 16.30 in Caminha, accompagnati da un inizio di pioggia, e dopo circa 30km percorsi. Qui abbiamo un appartamento e il proprietario gentilissimo arriva in due minuti ad aprirci e mostrarci la casa. Casa Sebastiao. Ci omaggia di una bottiglia di acqua e una di vino nero, troppo gentile. Riposo dovuto e cena a due passi dell'appartamento in un piccolo pub. Birra e sandwich con humbergher. Usciamo con la pioggia e rientriamo che piove più di prima. Ci concediamo un bicchiere di vino donatoci dal proprietario di Casa prima di andare a dormire.

30 maggio. Gia' dalla mezzanotte del 29 ha smesso di piovere, quindi oggi è già un buon inizio di giornata. Usciamo presto intorno alle 7.30 per far colazione, ma in città i bar sono ancora chiusi. Ci accontentiamo del caffè in capsule che l'appartamento ci offre preso prima di lasciare l'appartamento. Usciamo pronti per affrontare una giornata di circa 30km. La città di Caminha è molto carina, chiese ed edifici interessanti, arricchiti da maioliche azzurre con volti di santi e madonne, oppure con ricche decorazioni in granito. Facciamo un breve tratto in uscita dalla città ma purtroppo i segnali si perdono. Chiediamo ad altri pellegrini indicazioni ed imbocchiamo la strada giusta. Camminiamo lungo la strada statale N13 che costeggia il fiume  Minho, fiume che separa il Portogallo dalla Spagna, imboccando il Ponte Rodoviaria de Caminha, alla volta di Vila Nova de Cerveira a circa 13km. Ma le tracce del pellegrino ci indirizzano verso un cammino che una gentile signora del posto ci sconsiglia di percorrere. Tracciato troppo difficoltoso, in mezzo a boschi, con tratti in salita e discesa e molto tortuosi. Meglio optare per il  cammino lungo il fiume Minho più semplice e pianeggiante. Facciamo colazione in un piccolo bar del posto, appena fuori Camihna, un piccolo borgo di case basse. Colazione misera e non all'altezza dei nostri cappuccini italiani. Ma quello è. Quindi iniziamo a camminare sotto un cielo grigio ma non plumbeo. Incontriamo subito un gruppetto di canadesi, un signore in compagnia di 3 donne. Lui ha già percorso il cammino in settembre 2022 e conosce il percorso. Camminiamo insieme per un breve tratto, ci guida grazie alla sua mappa, poi ci saluta indicandoci la strada da percorrere.  Il cammino è una ecovia attrezzata, un lungo percorso ciclopedonale che costeggia il Minho attraverso un paesaggio ricco di farnie, di ornielli, di pioppi, di canneti e cespugli di piante tipici delle zone umide. Tantissime ortensie e tanti fiori spontanei dai colori variegati, gialli, viola, bianchi, ... Alcune aree sono attrezzate con tavoli da pic nic, panchine, spazi e giochi per lo sport. Mentre camminiamo, incontriamo un trio di pellegrini che ci riconoscono dall'accento. Padre di Cerignola trasferitosi a Como, figlio ormai comasco, ma abitante di Lugano. Sono  in compagnia di una ragazza australiana che hanno incontrato lungo il cammino. Camminiamo con loro per un paio di chilometri, scopriamo che papa' Luigi è interista, Mattia lo sopporta, Jordie, l'australiana, è paziente e silenziosa ma apprezza la loro compagnia e simpatia. Ci separiamo a Vila Nova de Cerveira, noi proseguiamo per Valenca. Continuiamo a macinare km lungo la ecovia quasi in silenzio, con pochissimi pellegrini, ma in mezzo ad un paesaggio bellissimo:  la quiete del Miho, le barche ormeggiate, qualche pescatore, i pesci che ogni tanto saltano fuori dall'acqua, gli uccellini canterini, alberi e piante e fiori di ogni specie. Ci fermiamo su una panchina per un sollievo necessario ai nostri piedi, quindi per un po' di acqua in un baretto dove riceviamo il primo timbro della giornata. Proseguiamo fino ad arrivare alla periferia di Valenca, intorno alle 15.00, ma non abbiamo un posto dove dormire. Ne scegliamo uno a caso, il primo che booking.com ci mostra, purché vicino. Camminiamo alla ricerca del nostro Hotel de Flores, in una città dagli edifici brutti ed insignificanti, squallida edilizia moderna. Qui raggiunto l'hotel, ci riposiamo perché davvero siamo morti di stanchezza. E soprattutto abbiamo un pellegrino quasi morto con noi!!!  Intorno alle 19.30 usciamo per cenare in uno dei due ristoranti suggeritoci dall'albergargatrice. "Coroa Verde" è dove ceniamo, 2 birre grandi a testa e 3 bacalau giganti di gusti diversi, anticipati da appettaizers. In albergo a letto e sono circa le 21 30. 

31 maggio. Cielo grigio ma favorevole al bello. Si parte alla volta della Fortezza di Valenca. Un vastissimo complesso difensivo con mura, garitte, fossato, porte di accesso. All'interno della fortezza, il centro storico della città. Davvero ben curato, pulito, ricco di edifici ben manutenuti e di ristoranti e bar. Il cammino passa attraverso questa fortezza, ci devi passare e ne vale davvero la pena. La bellezza del posto, riscatta la bruttezza della città moderna. Qui facciamo una buona colazione e siamo pronti alla volta di Tui. Attraversiamo il ponte Internacional di ferro, lasciandoci alle spalle il Portogallo, terra umile e povera, ma gentile e genuina, ed entriamo in Spagna. Camminiamo per un po' tra le case di Tui ed arriviamo subito in centro. Visitiamo la Cattedrale in piazza San Fernando, passiamo per le stradine della bella città storica ammirando l'architettura degli edifici e delle chiese. Ancora il granito la pietra locale che ritroviamo sia nelle pavimentazioni stradali che negli edifici. La Spagna ci sembra subito più ricca del Portogallo, e non solo per le numerose croci in granito che puntellano alcuni luoghi e che ritroviamo persino in alcuni manufatti non facilmente identificabili, forse pollai, pensiamo.  Ormai i pellegrini li incontriamo più numerosi lungo il cammino, spesso li seguiamo senza neppure guardare la freccia gialla. Ci si saluta sempre, ogni volta che ci superiamo, o ci ritroviamo. Ma anche la gente comune ci saluta con affetto "bom dia, bom caminho" in Portogallo, ora in Spagna " buen dia, buon camino". Il percorso si snoda a tratti tra boschi e a tratti tra case di piccoli agglomerati rurali. Il bosco è ricco di farnie, eucalipti, ontani, salici, felci, rovi e vegetazione di sottobosco. Ci sono spesso filari di viti ben curate che sembrano molto antiche, e i grappoli sono già carichi di acini di uva ancora non maturi. Lungo il percorso troviamo ponticelli in pietra su piccoli corsi d'acqua di origine medievale ma un tempo via romana, come tutto il percorso segnato come Via Romana XIX (1), oppure fontane, o ancora chiesette, edicole votive, croci, e una bella scultura in granito riproducente la sagoma classica del pellegrino di Santiago. Di sculture e sagome di pellegrino ne troveremo davvero tantissime lungo il nostro percorso. Ci fermiamo per una breve sosta di ristoro in un bel chioschetto e apponiamo il secondo timbro della giornata. Continuiamo il nostro cammino sotto un cielo soleggiato e arriviamo alla periferia di Oporrino attraverso strade trafficate e rumorose intorno alle 15.00. Ma gli ingressi e le uscite dalle città sono quasi tutti uguali. Strada facendo cerchiamo un albergo, ne troviamo uno in centro storico. Lo raggiungiamo e prenotiamo per una notte nell'hotel Parque Porrino con colazione inclusa. Subito usciamo per una sosta di ristoro con birra. Abbiamo un pellegrino "did" (che sta per dead), così ha riferito di sentirsi oggi, a metà  cammino, ad un pellegrino straniero. Ed oggi abbiamo percorso circa 21km. Serata in un pub per assistere alla partita Roma-Siviglia per la coppa di Europa League. Pub sprovvisto di cibarie, senza paninozzo, solo birra e una tapas. Primo tempo Roma in vantaggio 1 a zero sul Siviglia. Lasciamo il pub prima che cominci il secondo tempo. Si va a dormire. La Roma perde ai rigori, peccato. 

01 giugno. Tempo parzialmente grigio. Colazione in albergo, buona ma non abbondante. Ci prepariamo piccole fette di pane con formaggio e prosciutto per la sosta che faremo durante il viaggio. Si riparte per Redondela. Usciamo facilmente dalla città, tanti pellegrini sono lungo la strada. Il percorso e' tra case di campagna e campi aperti con tratti brevi nei boschi, molto belli. Incontriamo in cammino il nostro amico Kith, già conosciuto a Valenca a far colazione in un bar. E' canadese di Toronto, lo chiamiamo per capirci tra di noi "Amedeo", noi sappiamo il perché. Lui ricorda perfettamente i nostri nomi e ci saluta con affetto e calore. E' persona simpatica e godereccia, l'abbiamo capito sin dal primo incontro, e' alla ricerca di un bar lungo la strada. Ci ha spiegato che Oporrino è famosa per le sue cave di granito e che quegli strani manufatti in granito con porte in legno sopraelevati e molto comuni presso le abitazioni, sono depositi per frutta, cibo, ... da tenere in alto per evitare che gli animali si avvicinino.  Infatti sono caratterizzati spesso da pareti in granito o legno con tantissime feritoie verticali per assicurare il passaggio dell'aria, cioè arieggiare gli alimenti li' depositati (2). Ci fermiamo in una frazione del Cancello di Mos, dove riceviamo il primo timbro della giornata presso un negozietto di souvenirs. Breve sosta e quindi ripartiamo. Il cammino presenta alcuni tratti in salita e in discesa, abbastanza ripidi. Tutto è in granito qui, più chiaro di quello portoghese, utilizzato come materiale per recinzioni, muri, pavimenti, sottofondi di strade in costruzione, paletti di sostegno di vite, decorazioni e crocifissi che sono davvero numerosi. Affrontiamo i nostri ultimi chilometri in vista della nostra meta. Sostiamo alle porte di Redondela con il piccolo panino dell'albergo di stamane presso un'area pic nic. Arriviamo in città intorno alle 13.00 dopo circa 15km, e qui alloggiamo in un albergue, un ostello per pellegrini, il primo albergue dall'inizio del nostro cammino, trovato per caso appena arrivati. È una foresteria con stanze separate da pareti basse in legno. Prendiamo una quadrupla per noi con 2 letti a castello. I bagni e le docce ci sembrano puliti. Certo non è l'hotel a cui siamo abituati. Usciamo per un pranzetto frugale. Toast, birra e caffè  a 20 mt dall'albergue. Riposo pomeridiano in "comunita" e quindi uscita per giretto in centro. Non sentiamo affatto la stanchezza, quindi facciano i turisti. Ci imbattiamo in città in un gruppo di donne che lavorano in un locale, sembrano pulire delle erbe, tipo rucola. Invece, entrando per curiosare, impariamo che si tratta di foglie di mimosa che vengono separate dai rami da mani abili di donne sedute ed intente a questo lavoro. Serviranno per la festa del Corpus Domini che si celebra l'8 giugno in alcune citta' della Spagna, per la creazione di tappeti fioriti lungo le strade, di mille colori e decori, tipo la nostra infiorata di Spello in Umbria. Salutiamo le lavoratrici e girovaghiamo per la città. Vediamo i due viadotti ferroviari in ferro della città, del 1800 circa, entrambi elencati come "Beni di interesse culturale", uno in disuso, il Peter Floriani, e l'altro in uso, denominato Pontevedra. Quindi il fiume Rio de Redondela che attraversa il centro e che sfocia in Oceano Atlantico dopo un paio di chilometri. Ceniamo in un celtic pub per pellegrini, con bocadillos prosciutto e formaggio e birra, usciamo che piove a dirotto. E domani ci si rimette in cammino.

02 giugno. Cielo molto grigio, non promette il sole. Lasciamo l'albergue di prima mattina. Facciamo colazione in un bar del centro e alle 8.00 circa siamo già in cammino verso Pontevedra. In uscita dalla città la strada non è bella, poi pian piano si snoda in su e in giù lasciandoci intravedere in lontananza il mare. Ci sono molti pellegrini in strada, si va per la campagna tra case sparse e piccoli agglomerati di case. Ci sono molti filari di vite, molti orti, alberi da frutta, animali da cortile, le diffusissime dispense aeree e i crocifissi in pietra, in granito, piantati un po' ovunque, anche in proprietà private. Attraversiamo brevi tratti boscati, incontrando banchetti con cibarie e/o souvenir gestiti da persone del luogo dove ci facciamo apporre i primi due timbri della giornata. Persino un suonatore di cornamusa che allieta i pellegrini con la sua musica ricevendo in cambio offerte libere in denaro. Nel frattempo il cielo si è aperto, la nebbia è sparita e c'e' il sole. Attraversiamo diversi distretti sotto la provincia di Pontevedra, caratterizzati da gruppi di case e talvolta da emergenze architettoniche come un ponte in muratura, Ponte de Conde, un lavatoio, una fontana, una chiesetta, la Cappella di Santa Marta, dove mettiamo un nuovo timbro. Ad un certo punto, iniziamo un bellissimo percorso di circa 6 km che corre lungo il Rio Tomeza in mezzo al bosco. Un rio tortuoso che costeggiamo e a volte attraversiamo con piccoli ponticelli o in muratura o in legno, in mezzo a tanto verde fatto di pini, querce, eucalipti, acacie, platani, ontani, ornielli... e varie piante basse di sottobosco. Il finocchietto selvatico è ormai un ricordo portoghese, qui si trova ma non è molto diffuso. Usciamo dal bosco e finiamo ormai alle porte di Pontevedra dopo circa 18 km da stamattina. Passiamo davanti alla stazione e l'orologio segna le 13.03. Lungo la strada diretta verso il centro storico, ci fermiamo e prenotiamo un hotel, Hotel Alda Estacion, per questa notte. Usciamo dopo un lungo riposo, affamati e alla ricerca del locale per tapas che in albergo ci hanno consigliato, la "Casa Fidel O'Pulpiero". 2 birre a testa e diversi assaggi tra empanadas de trigo, croquetas jamon, croquetas pulpo, ensaladas fidel, pulpo a feira. Tutto ottimo. Torniamo in hotel, domani ripercorreremo la stessa strada, quella che attraversa tutto il centro storico, che è la stessa del pellegrino che ci porterà verso Caldais de Reis.

03 giugno. Cielo molto grigio, ma come sempre, sembra volgere verso il bel tempo. Colazione in un bar sulla strada che ci porterà sul cammino. Ci sono già tanti pellegrini in giro, si riconoscono subito. Usciamo dalla citta' dolcemente, qui non finiamo su strade trafficate, il percorso è periferico ma subito rurale. Gruppi di case intervallati da campi, orti, piccoli vigneti. Le consuete dispense aeree, le croci, le fontane. Il paesaggio è pressoché lo stesso, ci sono tratti in discesa e in salita su asfalto, piccoli tratti nel bosco su sterrato o terreno battuto, o roccia che affiora, ma la presenza dell'acqua è una costante. Si sente il suo scorrere o gorgogliare in piccoli rii o ruscelletti o cascatelle. La campagna scorre ai nostri piedi, arriviamo in una chiesetta dove apponiamo il timbro di San Cayetano. In questo tragitto incontriamo anche tanti pellegrini in bicicletta, sono davvero tanti, alcuni organizzati con bici a noleggio, gruppi di 8-10 con bici tutte uguali, alcuni in piccoli gruppi forse con le proprie bici e magari provenienti da posti non troppo lontani. Lungo il percorso conosciamo una simpatica ragazza tedesca della Baviera di nome Ana. Ha solo 23 anni, viaggia da sola, è infermiera ma ha perso il lavoro ed ha tempo adesso per fare questo viaggio. Ride spesso e fuma parecchio, è solare. Sul cammino non si sente sola, alla partenza ha avuto paura al solo pensiero di essere sola, ma lungo la strada ha conosciuto e parlato con molti pellegrini, apprezza, tuttavia, la  libertà e l'indipendenza dell'andare in solitaria.  Camminiamo insieme per un bel po', poi alle porte di Caldais de Reis ci separiamo. Sono circa le 13.30 e abbiamo percorso  21km più o meno. Dobbiamo cercare un posto per dormire ed imbocchiamo la strada principale diretta al centro. Vediamo molti albergue/hostels per pellegrini ma preferiamo un hotel. Ne vediamo subito uno, non capiamo se è un edificio termale o un hotel. Entriamo per chiedere e vediamo gia' all'interno alcuni pellegrini. Si tratta in realtà di un edificio termale con piscine e acqua sulfurea a 30° e con stanze per dormire. Hotel Balneario Acuna. Prenotiamo per la notte. Ci sistemiamo nel bungalow (n. 329) in mezzo al verde, tra alberi e vigne, e nel giro di un'ora dall'arrivo siamo in piscina, l'acqua è calda e rigenerante. Qui scambiamo delle chiacchiere con pellegrini molto ben organizzati. Alcuni olandesi ed una coppia argentina. Questi ultimi sono partiti da Tui e hanno bagagli che si fanno trasportare con un transfer ad ogni città lungo il cammino dove sostano. Quindi camminano senza grossi pesi sulle spalle, anche questo è un modo per affrontare il Cammino di Santiago. A sera, breve giro in città, davvero piccolina ma graziosa, e a cena presso "O Muino", un bel locale rustico, un antico mulino, che si affaccia sul Rio Umia. Ottima cena con empanadas de millo e  trigo, sardine fritte e birra tra le migliori bevute fino ad ora. Pane di segale e pane bianco, buonissimi. Dolce offerto dall'oste Louis e liquore. Dopo cena, giretto lungo il fiume e a letto. 

04 giugno. Tempo grigio coperto senza speranza di vedere il sole. La colazione nell'hotel è servita alle 8.00. Colazione ricca e abbondante e sala piena di ospiti e pellegrini. Quindi ci incamminiamo che sono passate le 9.00 alla volta di Padron. Il percorso attraversa il piccolo centro e ci immette subito nella campagna circostante. Ai nostri occhi campi, case, vigneti, strade in parte asfaltate in parte sterrate. Attraversiamo solo brevi tratti nei boschi con la solita vegetazione. C'e' tanta umidità nell'aria che rende più faticoso il cammino, il sole non si vede ma il cielo sembra aprirsi. Ci fermiamo nella chiesa di Santa Vecinal de Montes dove apponiamo il primo timbro della giornata. Quindi continuiamo a camminare senza troppe difficoltà perché il percorso presenta dislivelli ma leggeri. Nel tragitto incontriamo a più riprese i pellegrini olandesi e la coppia argentina del nostro hotel e molti pellegrini in bicicletta. In un tratto boscato incontriamo Kith, il canadese che avevamo lasciato a Redondela, sempre sorridente e spensierato. Ci salutiamo, scambiamo due chiacchiere e poi ognuno va con il suo passo. Lungo il cammino ancora case sparse depositi sopraelevati, piccole fontane, vigneti, crocifissi, ... fino ad  arrivare a Pontecesures, alle porte di Padron. Piccolo borgo attraversato dal Rio Ulla e segnato dalla presenza di una grande industria con ciminiera che spara fumo nell'aria. Scopriremo che è legata alla Nestle' e che forse trasforma latte per il marchio famoso nel mondo. Arriviamo a Padron dopo circa 18km, c'è il mercato domenicale lungo il Rio Sar  ormai il cielo è sgombro di nuvole, c'e' il sole. Cerchiamo un hotel che troviamo a poca distanza dal centro. Hotel Chef  Rivera. Questa volta in mancanza di una tripla, prendiamo 2 camere doppie.  Riposiamo come sempre, la stanchezza si fa sentire. Verso le 18.30 usciamo per un giretto, breve visita al piccolo orto botanico che è di strada  e poi in centro alla ricerca di un posto dove cenare. Optiamo per una pizza con birra in una pizzeria all'italiana, Fogar Italiano. Molto buona la pizza, considerando che siamo a Padron in Spagna.

05 giugno. Tempo grigio compatto. Lasciamo l'hotel circa alle 7.30. Facciamo subito colazione in un bar lungo la strada che ci porta dritto dritto sul cammino. Anche oggi l'uscita non avviene su strada trafficata ma strada periferica tranquilla. Il percorso è molto simile a quello di ieri perché incontriamo gli stessi paesaggi, agglomerati di case o piccole frazioni, campagna aperta con vigneti, orti, e coltivazioni varie. Attraversiamo solo brevi tratti boscati. E tra le solite dispense aeree, crocifissi che puntellano il territorio, icone di madonne e santi, piccole fontane, oggi troviamo molti lavatoi, segno che la Galizia è terra ricca di acqua. Verso mezzogiorno il sole ha dissipato la nebbia e c'è caldo. Incontriamo pellegrini lungo il cammino, davvero tanti, in bicicletta e a piedi. Spesso alcuni già incontrati nei giorni passati, come sempre ci salutiamo e scambiamo due chiacchiere. Il saluto non manca mai,  né l'incoraggiamento vicendevole per essere ormai quasi giunti alla meta. Incontriamo due ragazzi romani, Benedetta e Valentino, sono giovanissimi. Erano gli stessi di ieri visti in pizzeria a Padron. Scambiamo con loro informazioni circa la possibilità di raggiungere  Finisterre avendo un giorno in più, guadagnato lungo il percorso. E ci diamo appuntamento a Santiago. Andiamo avanti avanzando in km, brevi dislivelli su strade sterrate, asfaltate, pavimentate, e oggi più che mai nei giorni passati, ad attenzionare i km che le stele in granito segnano. 15, 300, 11,805, 8,760, ... e così via fino a quando ormai mancano davvero pochissimi km. Il paesaggio alle porte di Santiago non è bellissimo, capiamo perfettamente che si tratta della propaggine periferica della città con case, strade asfaltate, macchine, rumori, smog, ... da lontano la vediamo la città ed anche le guglie dei campanili della cattedrale. Ormai ci siamo quasi. Qui incontriamo un gruppo di 4 ragazze sarde ed insieme, di fronte a due stele che indicano due località differenti ma con la stessa destinazione (Santiago), optiamo per il tragitto meno scelto dai pellegrini, quello verso il Monasterio di Santa Maria de Conxo. Quando entriamo in città, abbiamo i 2 timbri apposti nel Santuario de Nuestra Senora Escravitude trovato lungo il percorso in localita' Cruces, e l'ultimo in un bar alle porte di Santiago nei pressi del Monasterio de Conxo. Tutto sta andando per il meglio, manca solo pochissimo. Arriviamo a Santiago stanchi ma felici dopo circa 25km, km sofferti ma necessari per terminare in giornata il cammino. Finalmente dopo aver percorso strade cittadine, tra i semafori e tanti cittadini della città, arriviamo nella agognata piazza e ai nostri occhi la maestosa Cattedrale e tanti pellegrini che la affollano. La foto e' d'obbligo con la Cattedrale alle nostre spalle. Edificio davvero enorme e articolato, con imponenti scalinate di accesso  ed adornato di guglie, statue e decori di ogni foggia. In piazza della Cattedrale ritroviamo la coppia argentina, alcuni pellegrini visti solo di passaggio mentre eravamo in cammino, e qui rivisti, poi ci sentiamo chiamare da Ana, la ragazza tedesca! Facciamo foto ricordo con lei e ci scambiamo i numeri e i saluti finali. Procediamo poi per il ritiro della compostela, un attestato rilasciato dall'ufficio del pellegrino a poca distanza dalla piazza. Felici del nostro attestato che riporta il percorso da Porto per Tui, percorso portoghese di 260km (in realtà noi ne abbiamo percorsi 210), ci avviamo all'hotel già prenotato il giorno prima. Hotel Gelmirez molto vicino al centro nei pressi di Piazza Galizia. Breve riposo e pronti ad uscire di nuovo verso il centro. Qui entriamo in cattedrale per la visita dell'interno e della tomba di San Giacomo Apostolo, chiesa sontuosa anche all'interno, la cui costruzione risale al 1075 su un primitivo edificio di culto, in stile romanico-gotico-barocco, molto ricca di sculture e decorazioni dorate nell'altare maggiore, sotto il quale riposano le presunte spoglie del santo che fu decapitato in Gerusalemme nel 44 d.c. e il cui corpo trasportato dai suoi discepoli nel luogo in cui oggi si trovano custodite. Siamo davvero fortunati perché prendiamo posto sulle panche per un riposo e/o una preghiera, quando ci viene annunciato che a breve iniziera' la messa per i pellegrini. Attendiamo fiduciosi e la messa ha inizio alle 19.30. Santiago poi ci regala un ultimo omaggio. L'enorme incensiera davanti all'altare maggiore, la più grande al mondo, il botafumeiro, viene azionato per noi pellegrini a messa conclusa. Fortuna, miracolo, caso, o ... insomma ci viene raccontato  che è un evento non consueto quello di azionare il botafumeiro, così siamo davvero grati anche per questo a Santiago. Visitiamo le sue reliquie seguendo il percorso obbligato di Entrada e Salida, in fila con tanti altri fedeli e pellegrini, e quindi cena da pellegrino meritevole! Dopo tanta fatica, festeggiamo con 2lt. di sangria e una paella a base di pescado. E per finire dolce di Santiago, torta tipica per onorare il Santo. Rientro in hotel per un riposo senza piu' chilometri da fare nei nostri pensieri.

6 giugno. Santiago è soleggiata. Sveglia e ricca colazione alle 7.30 in hotel. Pronti con i nostri zaini da lasciare in reception per poi ritirarli al ritorno. Si, oggi procediamo in bus verso Finisterre, decisione presa e mantenuta, costi quel che costi! "Finis terrae" perché gli antichi romani  pensavano che fosse il punto più occidentale della terra conosciuto. Il viaggio non può non finire con l'ultimo cammino verso questo posto remoto  sull'Oceano Atlantico. Direzione stazione bus a circa 800mt dall'albergo e partenza alle ore 9.15, stallo 8. Qui incontriamo e ci salutiamo con grande entusiasmo per averli rincontrati, Benedetta e Valentino, la giovane coppia di Roma. Molti viaggiatori sono pellegrini italiani, li incontriamo dappertutto, poi li riconosciamo perché parlano tanto e ad alta voce, proprio come noi!!! Arriviamo a Finisterre dopo oltre 2h di viaggio. Qui proseguiamo a piedi seguendo la nostra stele in granito che ci indica i km da percorrere per arrivare fin su al faro, e sono 2,960 km. Il sentiero è sterrato e costeggia la strada carrabile asfaltata e in salita, da un lato e dall'altro una fitta vegetazione di piante e alberi che propendono verso il mare in basso. Il paesaggio è fantastico, mare, rocce, alberi, vegetazione bassa di felci e finalmente ritroviamo in abbondanza il finocchietto selvatico o "little amedeo" come ci piace chiamarlo per brevità di intendimento... avrebbe riso e non poco la nostra amica tedesca Ana a sentire il nostro colorito inglese!!! Arriviamo in cima alla stele Km 0, evviva!!! Qui finisce tutto, i nostri km e il mondo conosciuto dei romani e realizziamo finalmente che i cibi (frutta, verdura, ...) a km 0 provengono da QUI!!! Foto a non finire in tutte le posture possibili, e saluti e scambi di foto con pellegrini nuovi e vecchi, cioè conosciuti sul cammino e qui ritrovati ancora. Ci godiamo una vista mozzafiato sull'oceano dove cielo e mare si fondono, il mare è piatto, sembra immobile. La brezza è leggera e si respira a pieni polmoni un'aria davvero incredibile. Il cielo ora non è più soleggiato, si vedono nubi e nubi grigie in lontananza. Scendiamo con calma verso "valle" perché abbiamo il bus che ci riporterà a Santiago alle 16.45. Il tempo a disposizione ci permette di congedarci con l'oceano con un piccolo assaggio di acqua per i nostri piedi provati dal tanto camminare di questi 10 giorni. Abbiamo cominciato ad Esponsende con i piedi nell'acqua e così chiudiamo a Finisterre. Qui l'acqua però è calda e ci si sta bene. Riprendiamo il bus, dopo aver ritrovato la coppia romana, e dopo 3 ore arriviamo a Santiago. Salutiamo definitivamente i due giovani ragazzi dandoci appuntamento a Roma. Sembra che qui abbia piovuto, ci sono strade bagnate e qualche pozzanghera. Che fortuna che abbiamo, la nostra non è affatto la nuovola di Fantozzi, tutt'altro! La pioggia non l'abbiamo mai presa in tanti giorni di cammino, solo un paio di sere, quando ormai eravamo già al riparo in albergo. Ed oggi sarebbe stato un giorno di cammino, probabilmente di pioggia, se fossimo arrivati come da programma a Santiago il 6 anziché ieri, 5 giugno. Davvero possiamo considerarci benedetti e protetti da Santiago, e non soltanto per la pioggia mai presa, ma per essere arrivati stanchi, sicuramente, ma integri e sani. 

Quasi corriamo verso il Gelmirez per riprendere i nostri bagagli e per sistemarci nel vicinissimo nuovo Hotel Nest Style, a due passi, per questa ultima notte galiziana. Usciamo che sono quasi le 20.30 verso il centro alla ricerca dei regali da acquistare in tutta fretta perché è ormai tardi e i negozi sono quasi in chiusura. Quindi ceniamo con bocadillos imbottiti di jamon iberico e birra, la Estrella Galicia. Chiacchieriamo con 4 spagnoli dell'Andalusia, seduti accanto a noi, anche loro pellegrini su un altro cammino. Rientriamo in hotel, doccia e a letto, siamo pronti per il risveglio alle 4.00 e al rientro in Italia, Bologna. Il chek-in fatto stamattina presto, gli zaini chiusi e siamo pronti davvero.

07 giugno. Sveglia alle 4.00 con poco sonno addosso ma tanta pioggia dalle ore 2.00 circa della notte. Prendiamo taxi verso aeroporto Rosalia de Castro con la pioggia che è battente. Tempo 20 minuti e siamo già in aeroporto. Ci aspetta il volo Ryanair delle 6.30 su Bologna. 

Pellegrini: Antonella, Angelo, Gerardo.

Viaggio dal 27 maggio al 07 giugno 2023. Cammino portoghese di Santiago. Da Porto attraverso Tui per Santiago. 

Appunti di viaggio che chiamerei "Cammino della fratellanza tra i popoli del mondo".

E un augurio di Buon cammino e Ultreia!!!

By Antonella 

(1) https://www.romanoimpero.com/2023/04/via-xix-spagna.html?m=1
(2) https://it.m.wikipedia.org/wiki/H%C3%B3rreo